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lunedì 14 ottobre 2024

Praga, le immagini delle emozioni. Seconda parte: Praga e la Libertà.






 Praga e la libertà


Praga ha la sua storia che le consente di essere un inno alla libertà, così malgrado i fatti del 1968 i giovani a Praga hanno costruito e vissuto questo, inno alla libertà ed alla pace.

La sensazione è che certi momenti durino eternamente, come l'abbraccio fra i movimenti del '68 nel mondo occidentale e i movimenti del '68 oltre cortina.

Fu una grande fiammata che per anni ha prodotto un cambiamento reale nella vita di tutti, Da Washington e la West Coast all'Est Europa, passando per le piazze di tutti i paesi.

La musica, l'arte, la vita di tutti i giorni furono rivoluzionate in modo travolgente, malgrado i tentativi di mettere la mordacchia da parte di perbenisti, ipocriti che proclamavano libertà che non erano tali, l'instaurazione ed il mantenimento di regimi tristi.

Le conseguenze furono dirompenti, portarono alla fine di guerre atroci contro il volere dei popoli, l'Europa si liberò di regimi illibertari in modo incruento.

Le persone divennero più libere anche se nuove modalità di imporre modelli sterotipati e omologanti, a colpi di spot pubblicitari, riuscirono ad allontanere nella memoria quello che accadde, per molto tempo.

Parole come pace, amore e libertà divennero le colonne sonore della vita.

"Imagine" ne fu il simbolo.
" Oggi quella canzone è vita autentica nelle nostre giornate che muoiono nella vigliaccheria, nell’indifferenza, nella superficialità. Nell’arrogarsi il diritto di negare o togliere diritti a chi non la pensa come noi. Le canzoni sono più sagge di tanti politicanti chiacchieroni. Sono più rivoluzionarie di tanti anarchici allo sbaraglio e sono più misericordiose di tanti ecclesiastici infernali. Le canzoni parlano e fanno paura. Svegliano le coscienze. E non hanno età. Perché la libertà e la pace non sono un premio a tempo ma una conquista giornaliera.

C’è un muro che racconta tutto questo. E’ emozione che parla se la sai ascoltare. E’ a Praga, nascosto a ridosso del Ponte Carlo. In origine era un semplice muro della città. Bianco, intonso, arido come tanti altri. Come quasi tutti gli altri. Poi, alla morte di John Lennon, a partire dagli inizi degli anni ’80, quel muro s’infiamma, si colora, prende il coraggio di contrastare il regime comunista allora al potere.

Un muro, un semplice muro che usa le parole di John Lennon e frasi delle canzoni dei Beatles per farsi portavoce di un’altra storia. Di pace e amore. Di democrazia e fratellanza. I giovani su quel muro disegnano e spiegano la loro voglia di futuro. Dove non c’è una dittatura di pensiero ma un’idea democratica di condivisione. John Lennon un mondo migliore non solo lo aveva immaginato ma lo aveva promosso in prima persona.

Quel muro da subito diventò un passaparola e una meta per i giovani di tutto il mondo che qui facevano tappa per cantare, scrivere, sognare. Quel muro diventò un manifesto del buon vivere e come tale iniziò a dare fastidio.

Oggi quel muro è più attuale che mai. Ci sono passata davanti qualche giorno fa. E’ un esperanto di graffiti e scritte. Una bandiera senza bandiere perché è il mondo che ci parla dentro. Con semplici spray e senza comizi.  E se siete fortunati, come lo sono stata io, ci trovate un giovane con la chitarra a cantare Lennon e i Beatles. Ed è spontaneo unirsi a lui. Orientali e occidentali. Giovani e meno giovani. Intonati e stonati. Magicamente insieme. Perché alla fine, davvero, all you need is love." (Paola Pellai https://faremusic.it/2016/02/18/all-you-need-is-love/)


Visioni totali del muro oggi, che testimoniano come molti giovani e giovanissimi abbiano raccolto il testimone.

Visioni totali del muro oggi, che testimoniano come molti giovani e giovanissimi abbiano raccolto il testimone.

Turista incurante del mondo fuori che rimira la storia boema. O forse attende i curiosi della storia boema per procedere verso il mondo fuori.

Una risata seppellirà gli autoritari. Attendiamo pazienti, perché l'ironia resiste al tempo.

La voglia di pace e coesione vigila sui buffi autoritari.

Giovani e giovanissimi hanno raccolto il testimone e continuano l'opera.

Anche praghesi doc ammirano i particolari incuriositi. Sotto immagini apocalittiche e slanci verso la libertà.



Turisti testimoni allegri e giovani serie nella riflessione.


P
Perfetta sintonia col luogo.


Ne ha da raccontare Praga sulla libertà.
1969.

 Il giorno seguente, giovedì 16 gennaio, si recò a Praga. Passò la mattina nel dormitorio studentesco di Spořilov, scrivendo prima una brutta copia e poi quattro lettere, di cui una indirizzata all'Unione degli scrittori cecoslovacchi, una a Lubomír Holeček e una al suo amico Ladislav Žižka, mentre portò con sé l'ultima. Salutò con disinvoltura i suoi compagni di stanza e uscì. Imbucò le lettere, insieme ad una cartolina indirizzata a Hubert Bystřičan, con cui aveva fatto amicizia in Kazakistan durante la brigata in URSS. La cartolina contiene un breve saluto ed è firmata "il tuo Hus". Mangiò in via Opletalova, in una mensa studentesca. Dopodiché acquistò due contenitori di plastica bianca che fece riempire di benzina nella stessa via Opletalova. Nel pomeriggio si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e verso le ore 14:25 si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale, dove depose il suo cappotto e la borsa, contenente la sua lettera e alcuni altri oggetti. Aprì con un coltello una bottiglietta di etere e ne annusò il contenuto, poi si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco. In fiamme, saltò il parapetto che all'epoca si trovava davanti alla fontana e corse verso la statua di San Venceslao al centro della piazza, sotto gli occhi dei passanti. Fu quasi urtato da un tram e deviò in direzione del negozio di alimentari Dům potravin. A soccorrerlo fu Jaroslav Špírek, un tranviere, che spense le fiamme con un cappotto, aiutato poi anche da altre persone. Immediatamente, il ragazzo chiese ai presenti di leggere la sua lettera, temendo che le autorità l'avrebbero fatta sparire se ne avessero avuto l'occasione. Presto arrivò un'ambulanza che portò il giovane, ancora pienamente cosciente, dapprima all'ospedale situato in piazza Karlovo Náměstí, dove però non fu ricoverato. Data la gravità delle sue ferite, che ricoprivano l'85% del suo corpo, i medici lo trasferirono immediatamente al reparto grandi ustionati della Clinica di chirurgia plastica di via Legerova, dove passò gli ultimi giorni della sua vita in una stanza singola, per ridurre al minimo il rischio di infezioni. Le prime parole che rivolse ai medici sull'ambulanza furono "Non sono un suicida!". Insistette anche in seguito che il suo gesto era una protesta, un grido alla coscienza della nazione, non un tentativo di suicidio motivato da un disagio personale.

La sera stessa fu trasmesso alla radio un comunicato con la notizia che uno studente aveva tentato di suicidarsi con il fuoco in piazza San Venceslao. Furono rese pubbliche solo le iniziali J.P. del suo nome.

«Non dovremmo essere troppo presuntuosi. Non dobbiamo avere un’opinione troppo grande di noi. L’uomo deve lottare contro quei mali che può affrontare con le sue forze.»

“Pomeriggio capriccioso. / È più che un nuovo Prometeo colui che stanno portando in giro. / Gli occhi sono un argine sfondato. / Piango – nella pioggia – sul marciapiede. / Per tutto./ Per i ventun anni, / per il fiore primaverile abbattuto dai soldati stranieri, / per l’Uomo che rifiutò di tornare indietro, /... È gennaio 1969.“

Jan Zajíc, da una poesia a Jan Palach

Il 25 febbraio 1969 Jan Zajíc, studente di un Istituto tecnico a Šumperk, si cosparse di un liquido infiammabile e si dette fuoco in un‘abitazione in Piazza San Venceslao a Praga. Seguì consapevolmente l’esempio dell’auto-immolazione di Palach, avvenuta nel gennaio dello stesso anno. Non riuscì ad uscire dall’edificio e morì sul posto.



In memoria di Jan Palach a piazza San Venceslao. Il luogo del martirio raccontato con semplice gravità.

 In memoria di Jan Palach e Jan Zaijc a piazza San Venceslao. Le torce umane contro le dittature.
https://youtu.be/FmUgOE_i73Q?si=fSwJeMMgI7-TDVZy

lunedì 7 ottobre 2024

Praga, le immagini delle emozioni. Prima parte Mala Strana

Vista di Praga, dall'antico al moderno.

 

Prologo

Si pensa di conoscere in anticipo una città, tutto intorno ci convince di questa "certezza" grazie a qualche ricerca sul Web. Invece Conoscere davvero la città costa fatica proporzionale alla estensione geografica e storica, sopratutto alla densità geografica e storica.

Così occorre tanto lavoro per conoscere Praga, scavare i suoi meandri come un escavatore.

Lavori di scavo a Piazza San Venceslao.

Ci si può ridurre stanchi così. Non sappiamo se per lo sforzo dovuto al dover praticare marcia per raggiungere i luoghi o o allo sforzo sforzo dovuto al contrasto delle grandi libagioni di cui Praga è munifica.

Turista stanco?

Stanchezza della lunga marcia del turista.

Primo incontro con le bellezze di Praga, la città piccola con il Castello e San Vito.

Così, con fatica, si guadagna il sospirato godimento delle bellezze architettoniche anche negli scorci con colore o per definite essenziali forme.

Vi propongo una carrellata di quelle viste, di quei particolari che raccontano, secondo me, le emozioni che suscita la città. È quello che rimane del viaggio, dell'esplorazione dei luoghi.

È bello riviverle negli splendenti colori e nelle semplici linee. Ecco il castello e San Vito.

Tetti e guglie della cattedrale di  San Vito

La cattedrale di San Vito appena scorta.


La Cattedrale di San Vito.

Breve storia dell'attuale Cattedrale, eretta dove sorgevano dapprima altre due chiese. 

Da Wikipedia.

Nel 1344 Matthias di Arras, incaricato da Carlo IV, iniziò la costruzione di una cattedrale gotica. Il lavoro di Matthias di Arras venne proseguito, dopo la sua morte, dall'architetto tedesco Peter Parler e dai figli Wenzel e Johann. Essi elevarono il coro — realizzando la prima volta reticolata d'Europa — e la corona di cappelle attorno ad esso; la cappella di San Venceslao, la Porta d'Oro e iniziarono la costruzione della torre sud.

Allo scoppio delle guerre Hussite (1419) i lavori si interruppero e la cattedrale rimase essenzialmente limitata al coro; tra l'altro, al momento dell'abbandono dei lavori, mancava la parte superiore della torre principale, ricoperta con tetto e guglia rinascimentali.

L'aspetto attuale fu raggiunto grazie alla ripresa dei lavori nel 1871, che portarono al completamento delle navate e del transetto, e alla realizzazione della finestra sopra la porta meridionale e della facciata coronata da due torri gemelle.

In occasione della ripresa dei lavori furono anche sostituite le coperture esterne del coro e delle cappelle, fu restaurato il settore gotico e vennero ricostruite alcune cappelle del coro.

Circa trenta incoronazioni di principi e re di Boemia e delle loro mogli hanno avuto luogo nella cattedrale e per molti di loro la cattedrale è diventata anche il luogo di riposo: circa quindici monarchi sono seppelliti nella cattedrale di San Vito.

Il 13 ottobre 2012, il cardinale Angelo Amato ha presieduto nella Cattedrale di San Vito al Castello la prima cerimonia di beatificazione nella storia dell'arcidiocesi. La Messa era dedicata a 14 frati francescani torturati e martirizzati nel XVII secolo, le cui reliquie sacre erano conservate nella Cattedrale del luogo.




Una delle splendide vetrate gotiche della Cattedrale di San Vito a confronto con la piccola illuminazione.

Cappella e tomba di San Venceslao nella Cattedrale di San Vito.


Altare della Cappella di San Anna nella Cattedrale di San Vito.

Vista del matroneo della Cattedrale di San Vito.

Altare della Cappella di San Sigismondo nella cattedrale di San Vito a Praga, altare e vetrata.

Cattedrale di San Vito, vetrata sulla Cappella dei Santi Cirillo e Metodio.

Statua di San Vito nella Cattedrale.

Pulpito della Cattedrale di San Vito.

Torre della Porta d'Oro della Cattedrale di San Vito.



Torre della Porta d'Oro della Cattedrale di San Vito.


Torre della Porta d'Oro della Cattedrale di San Vito.

Mosaico al lato della Porta d'Oro.

Navata.

Organo della Cattedrale di San Vito.

Accesso alla Torre e .... pulizie.





























Il Castello.

Il castello di Praga sorge su una delle nove alture su cui si sviluppa la capitale ceca. Fu il primo nucleo abitato della città. Con una superficie di quasi 70.000 metri quadrati è il più grande castello a corpo unico del mondo. La zona dei dintorni del castello prende il nome di Hradčany, o quartiere del Castello.


Originariamente era costituito da edifici e fortificazioni in legno; il primo edificio in pietra ad essere costruito (884 d.C.) fu la chiesa della Vergine, eretta per volere del primo principe cristiano di Boemia: Bořivoj I

Di questo edificio oggi restano solo le fondamenta. In epoca romanica vennero costruiti il convento e la basilica di San Giorgio, il Palazzo Reale, le fortificazioni e le torri in muratura e, cosa più importante, San Venceslao fece erigere la rotonda contenente i resti di San Vito (a lui dedicata), la cattedrale della città. La rotonda fu sostituita da una basilica a due absidi pochi secoli dopo.

Durante il periodo gotico l'imperatore Carlo IV ordinò la costruzione di una nuova, grandiosa cattedrale gotica che sostituisse la basilica romanica. La costruzione iniziò nel 1344 e ad essa lavorarono prima il francese Matthias di Arras, poi il tedesco Peter Parler e i suoi figli. La costruzione si interruppe a causa delle guerre hussite ad inizio 1400 e fu terminata solo fra il 1871 ed il 1929. Al periodo gotico risale anche la riedificazione del Palazzo Reale, con la realizzazione della meravigliosa Sala Vladislao.

I protagonisti del Rinascimento praghese furono i sovrani Ferdinando I d'Asburgo, che fece costruire il Palazzo del Belvedere e i relativi giardini all'italiana (opere dello scultore Paolo Della Stella), e soprattutto Rodolfo II d'Asburgo, che trasferì la sua corte da Vienna a Praga e la rese una delle più raffinate, ricche e rinomate nel continente europeo. Egli chiamò al castello intellettuali, alchimisti e artisti europei, ai quali commissionò più di 4 000 opere per le sue collezioni. Queste furono disperse nei secoli successivi.

Nel periodo rinascimentale furono edificati il Palazzo Lobkowicz e il Palazzo Rosenberg, noto oggi come Istituto delle Nobildonne. Altre modifiche rilevanti furono effettuate nella seconda metà del XVIII secolo, quando l'imperatrice Maria Teresa fece unificare gli edifici affacciati sulle tre corti del complesso dando loro un aspetto uniforme e imponente. Nel XIX e nel XX secolo il castello, come la città, visse un periodo di rinascita: venne completata la Cattedrale di San Vito, furono restaurati i vari edifici che lo compongono e gli venne dato l'attuale assetto planimetrico grazie ai lavori dello sloveno Jože Plečnik. Le modifiche riguardavano anche il "fossato del cervo" dal tempo dell'imperatore Rodolfo II.

Il Castello di Praga ha subito imponenti restauri dalla caduta del comunismo in Cecoslovacchia; gli ultimi dei quali mirati a restituire al castello il suo aspetto autentico, riparando ai danni subiti nell'era socialista e a quelli comportati dai parziali ed inadeguati restauri effettuati negli anni Novanta. Il castello è da sempre la sede del potere ceco: qui abitarono sovrani del Regno di Boemia, imperatori del Sacro Romano Impero e dell'Impero Asburgico e successivamente i presidenti della Cecoslovacchia. Attualmente è la residenza ufficiale del presidente della Repubblica Ceca. All'interno del complesso si trovano, fra gli altri edifici, la Cattedrale di San Vito, il Convento di San Giorgio (che ospita la collezione di arte ottocentesca ceca della Narodní Galerie, la Galleria Nazionale), la basilica di San Giorgio, il Palazzo Reale, il Vicolo d'Oro, la Pinacoteca del Castello di Praga, la torre Daliborka e la residenza estiva della regina Anna, nota anche con il nome di Belvedere.

Il Castello ispirò Kafka nelle sue descrizioni surrealiste e l’atmosfera del romanzo per tratteggiare la chiesa di una scena de Il processo.




Sala Vladislav nel Palazzo reale con turisti, impossibile farne a meno. Con le volte delle costolette progettate da Benedikt Ried.


Sala Vladislav nel Palazzo reale con turisti, impossibile farne a meno. Con le volte delle costolette progettate da Benedikt Ried.



Scale nel Castello di Praga e presenze indefinite. Praga magica?

Le finestre del Castello furono testimoni di violenze estreme, la sorte volle che cadendo nel letame i poveri condannati si salvassero.

Castello di Praga, Sala del Trono.


Scendendo giù dal Castello magnifici scorci e vita.


Austere architetture del Castello.

Turisti che ammirano le architetture austere.

Turisti attratti da altro.

Turiste in marcia verso la Mala Strana.

Turisti incantati di fronte a forme e colori di Praga.



Le forme di Praga, con l'evoluzione della storia.

Forme antiche e moderne, fino al '900.

Il cammino giù dal Castello con le sue forme ed emozioni.



Scale che portano al Castello, giovani in salita e persone stanche in paziente attesa.

Via Nerudova inizia qui.

Via Nerudova, come un fiume di architetture verso la Moldava.

Letture assorte nella comodità e nella storia.


 

Sempre nella città piccola la meraviglia della chiesa di San Nicola.

Cappella nel barocco della Chiesa di San Nicola in Mala Strana.

Il barocco con l'altare ed abside sullo sfondo.

Luce sull'altare maggiore della Chiesa di San Nicola in Mala Strana. 

Apoteosi di San Nicola. 

Abside della Chiesa di San Nicola in Mala Strana. 

Organo della Chiesa di San Nicola in Mala Strana. Suonato da Mozart. 

Altare Maggiore della Chiesa di San Nicola in Mala Strana.

Organo della Chiesa di San Nicola in Mala Strana. Suonato da Mozart.




Ho visto un re

  A girar per la città vengono strane idee. Statue equestri, busti, colonne, monumenti in pietra. Vestigia per mostrar grandezza in Piazza U...