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lunedì 3 marzo 2025

Il Castello. Le pietre dimostrano la forza imperturbabile, la solidità. Con il mondo intorno

 


Il Castello svevo di Bari è un’imponente fortezza risalente al XII secolo, oggi adibita a sede museale. Ubicato ai margini del centro storico, nei pressi dell’area portuale e della Cattedrale, con la sua mole rappresenta uno dei più importanti e noti monumenti della città.

La sua forma attuale è dovuta all'intervento di Isabella D'Aragona: "Nel XVI secolo, Isabella D’Aragona e la figlia Bona Sforza trasformano radicalmente il Castello, adeguandolo allo sviluppo dell’artiglieria pesante con la costruzione di una possente cinta muraria bastionata intorno al nucleo normanno svevo, e allo stesso tempo ingentilendo l’interno del complesso. In questa fase l'interno del Castello assume l’aspetto di una dimora rinascimentale, con un’elegante e scenografica doppia rampa di scale che collega il pian terreno ai grandi saloni del piano nobile.".

La possanza della struttura mostra tutto il senso di una solidità fatta di mura robuste e atte a difendere da ogni pericolo nel tempo.

Io vedo il segno di questo nel disegno di quelle pietre e voglio mostrarlo con le foto come segno principale del suo rapporto con gli abitanti ed i viaggiatori.












Intorno il borgo con la sua vita, le sue pietre.





Protetta dal Castello anche una prospettiva in cui emergono gli "ordini religiosi".

L'altezza del campanile segna l'altezza dell'ordine della Chiesa. La Cattedrale fa svettare il suo campanile su quello della Chiesa di San Giacomo.





martedì 28 gennaio 2025

Basilica di San Nicola e dintorni. Arte, mistica, emozioni.

 


Forse persino abusato come manifesto della baresità, il luogo più famoso la Basilica di San Nicola, con i luoghi vicini.

Malgrado ciò una visita, uno sguardo attento ci regala il significato di emozioni che colpiscono anche un non credente, con la meraviglia di tutta l'arte e la bellezza del luogo.

Infatti l'immagine di copertina è un gioiello del Romanico Pugliese trascurato, la Chiesa di San Gregorio nel largo Abate Elia prospicente la Basilica.

Il numero delle immagini è elevato per descrivere quanto detto.

Iniziamo dall'esterno aiutati dalle suggestioni create da un sole splendente invernale.

La facciata della Basilica nel limpido cielo invernale.

Vista del Largo Abate Elia uscendo dalla Basilica con l'arco Angioino.

Vista del Largo Abate Elia uscendo dalla Basilica con l'arco Angioino.

Chiesa di San Gregorio, vista dal Largo Elia. Perfetto stile romanico.

Passiamo ora all'interno che mostra l'austera arte romanica in connubio con l'arte di origine bizantina-orientale e persino il barocco, fino ai nosti giorni.

Tutto è realizzato per coinvolgere emotivamente il visitatore, qualsiasi sia la sua cultura.

Interno della Basilica.

Navata centrale, transetto e ciborio. La vista in bianco e nero evoca il sentimento religioso romanico.

Crocifisso Navata Destra. Il Crocifisso è molto suggestivo per la posizione e l’intensità della luce. La visione in bianco e nero esalta la sensazione di ritorno al periodo storico.


Crocifisso Navata Destra. Il Crocifisso è molto suggestivo per la posizione e l’intensità della luce. Il colore esalta il trasporto mistico.

Interno della Basilica di San Nicola.Luci e forme regalano emozioni e grandiosità.


Affreschi dell'abside destra Basilica di San Nicola di Bari. Di grande pregio sono gli affreschi collocati nel catino dell'abside destra, dipinti da Giovanni di Taranto nel 1304. Affresco del XIV secolo: è la raffigurazione del Crocifisso con la Vergine Addolorata, affranta, tra donne e santi. Un'opera di Giovanni Tarantino che è sopravvissuta nei secoli, a differenza del resto delle decorazioni che ricoprivano l'interno della Basilica, scheggiate per consentire la sistemazione degli arredi e poi ricoperte da stucchi.

Nel transetto destro: l'Altare d'Argento (1319-1684) donato nel 1319 dallo zar di Serbia Uroš II Milutin per coprire la tomba del Santo nella cripta. Nel 1684 la Basilica incaricò due artisti napoletani (Domenico Marinelli ed Ennio Avitabile) di rifare l'altare secondo lo stile dominante all'epoca, il barocco. Da oltre tre secoli la Basilica di San Nicola di Bari custodisce un enigma irrisolto: 624 caratteri latini incisi sulla sommità di un altare, il cui significato nessuno è mai riuscito a comprendere. La credenza comune è che si tratti di un crittogramma, un messaggio in codice tramandato alla storia dalla secolare tradizione nicolaiana, in attesa di essere decifrato. https://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n2192-bari-la-scritta-che-mai-nessuno-e-riuscito-a-tradurre--e-il-mistero-della-basilica

Palio nell'abside sinistro della Basilica di San Nicola di Bari.Due tele della metà del Quattrocento: una tavola raffigurante la “Madonna col Bambino e Santi” di Bartolomeo Vivarini e un trittico raffigurante la Madonna della Passione, San Giovanni Evangelista e San Nicola, attribuito ad Andrea Rico de Candia.
Ciborio e Presbiterio. Il ciborio: tempietto marmoreo risalente al XII secolo: il più antico di tutta la Puglia. È caratterizzato da quattro colonne di breccia rossa e viola che terminano con capitelli decorati con angeli, arieti, uccelli e motivi vegetali. Il baldacchino custodisce l’altare e nasconde dietro di esso, nell’abside centrale, una delle punte di diamante della scultura romanico-pugliese, realizzata nella prima metà del XII secolo: la “Cattedra di Elia”. Si tratta della preziosa cattedra del Priore, con schienale monocuspide e il cui sedile rosso è sorretto da colonnine e schiave, la cui interpretazione rimanda simbolicamente al trionfo della Chiesa sui Saraceni.


Ciborio e Presbiterio. Il ciborio: tempietto marmoreo risalente al XII secolo: il più antico di tutta la Puglia. È caratterizzato da quattro colonne di breccia rossa e viola che terminano con capitelli decorati con angeli, arieti, uccelli e motivi vegetali. Il baldacchino custodisce l’altare e nasconde dietro di esso, nell’abside centrale, una delle punte di diamante della scultura romanico-pugliese, realizzata nella prima metà del XII secolo: la “Cattedra di Elia”. Si tratta della preziosa cattedra del Priore, con schienale monocuspide e il cui sedile rosso è sorretto da colonnine e schiave, la cui interpretazione rimanda simbolicamente al trionfo della Chiesa sui Saraceni.

Monumento sepolcrale di Bona Sforza, costruito a Napoli tra il 1589 e il 1595, eretto in memoria della duchessa di Bari di cui custodisce le spoglie. La Sforza è qui rappresentata da una statua di immacolato marmo bianco mentre è inginocchiata e con le mani giunte in preghiera. Su di lei vegliano San Stanislao e San Nicola.


Bianco e nero per esaltare le forme e lo spirito del Romanico.

Un tripudio di colori. Nel 1661 affidò al pittore bitontino Carlo Rosa l'incarico di dipingere una serie di tele destinate a ricoprire il soffitto. L'artista bitontino vi lavorò da quella data fino al 1673, concludendo con le due allegorie del triforio. Per prima cosa (1661-1662), su iniziativa e a spese di Gaspare de Bracamonte, conte di Peñoranda, Carlo Rosa dipinse le tele del transetto, coadiuvato nell'intaglio e nella doratura delle cornici dai maestri napoletani Michele Morenzio e Cesare Villani e dal materano Catarino Casavecchia. Il Paradiso con il Padre Eterno costituisce il tema del transetto centrale, dove i vari riquadri dell'ottagono raffigurano la Madonna, i Martiri, gli Apostoli e i fondatori di ordini religiosi. Temi nicolaiani (per lo più tratti dallo scrittore barese Antonio Beatillo) sono quelli del transetto sinistro e di quello destro. Al centro del pannello di sinistra vediamo San Nicola che, di passaggio a Bari, profetizza: Qui riposeranno le mie ossa. Le quattro scene intorno rappresentano la leggenda dei due asini, la visita a papa Silvestro, la colonna spinta nel Tevere, la remunerazione dei contadini di Calista, vicino a Rodi. Al centro del transetto destro, papa Urbano II si reca in processione a deporre le reliquie sotto l'altare centrale della cripta. Le quattro scene intorno raffigurano San Nicola che depone la colonna mancante, la consacrazione della Basilica superiore nel 1197, il concilio del 1098, la resurrezione del pellegrino portoghese caduto da un albero. Lo spettacolare risultato spinse i canonici a proseguire i lavori nella navata centrale. L'argenteria donata al Santo durante la peste del 1656 fu quindi venduta e Carlo Rosa tornò al lavoro, coadiuvato questa volta da Alfonso Ferenti per le decorazioni, da Giovanni Frisardi da Lecce per le dorature e da Francesco Scassamacchia per gli intagli. Magnifico è il soffitto di questa navata centrale, recentemente restaurato dalla ditta Pouchain. Data la sua importanza per il barocco pugliese, non fu coinvolto nelle accese controversie del 1927/28 riguardanti le parti della chiesa che dovettero essere rimosse perché non in armonia con il primitivo stile romanico.

Pulpito. Pulpito ligneo, risalente al XVII secolo, realizzato da Giovanni Montero nel 1655, e decorato con dipinti di alcuni santi e dell'Immacolata Concezione.

Pulpito. Pulpito ligneo, risalente al XVII secolo, realizzato da Giovanni Montero nel 1655, e decorato con dipinti di alcuni santi e dell'Immacolata Concezione.

Pulpito. Pulpito ligneo, risalente al XVII secolo, realizzato da Giovanni Montero nel 1655, e decorato con dipinti di alcuni santi e dell'Immacolata Concezione.

Pulpito. Pulpito ligneo, risalente al XVII secolo, realizzato da Giovanni Montero nel 1655, e decorato con dipinti di alcuni santi e dell'Immacolata Concezione.

Organo della Basilica. L'organo attuale è stato costruito da Francesco Zanin nel 1999 in sostituzione di quello costruito da Ruffati.

Un tripudio di colori. Nel 1661 affidò al pittore bitontino Carlo Rosa l'incarico di dipingere una serie di tele destinate a ricoprire il soffitto. L'artista bitontino vi lavorò da quella data fino al 1673, concludendo con le due allegorie del triforio. Per prima cosa (1661-1662), su iniziativa e a spese di Gaspare de Bracamonte, conte di Peñoranda, Carlo Rosa dipinse le tele del transetto, coadiuvato nell'intaglio e nella doratura delle cornici dai maestri napoletani Michele Morenzio e Cesare Villani e dal materano Catarino Casavecchia. Il Paradiso con il Padre Eterno costituisce il tema del transetto centrale, dove i vari riquadri dell'ottagono raffigurano la Madonna, i Martiri, gli Apostoli e i fondatori di ordini religiosi. Temi nicolaiani (per lo più tratti dallo scrittore barese Antonio Beatillo) sono quelli del transetto sinistro e di quello destro. Al centro del pannello di sinistra vediamo San Nicola che, di passaggio a Bari, profetizza: Qui riposeranno le mie ossa. Le quattro scene intorno rappresentano la leggenda dei due asini, la visita a papa Silvestro, la colonna spinta nel Tevere, la remunerazione dei contadini di Calista, vicino a Rodi. Al centro del transetto destro, papa Urbano II si reca in processione a deporre le reliquie sotto l'altare centrale della cripta. Le quattro scene intorno raffigurano San Nicola che depone la colonna mancante, la consacrazione della Basilica superiore nel 1197, il concilio del 1098, la resurrezione del pellegrino portoghese caduto da un albero. Lo spettacolare risultato spinse i canonici a proseguire i lavori nella navata centrale. L'argenteria donata al Santo durante la peste del 1656 fu quindi venduta e Carlo Rosa tornò al lavoro, coadiuvato questa volta da Alfonso Ferenti per le decorazioni, da Giovanni Frisardi da Lecce per le dorature e da Francesco Scassamacchia per gli intagli. Magnifico è il soffitto di questa navata centrale, recentemente restaurato dalla ditta Pouchain. Data la sua importanza per il barocco pugliese, non fu coinvolto nelle accese controversie del 1927/28 riguardanti le parti della chiesa che dovettero essere rimosse perché non in armonia con il primitivo stile romanico.

Trittico nicolaiano. Scultura in bronzo di Annamaria di Terlizzi, realizzata in occasione del IX Centenario della Traslazione. In stile neomedievale, si ricorda l'opera dell'abate Elia.

Un tripudio di colori. Nel 1661 affidò al pittore bitontino Carlo Rosa l'incarico di dipingere una serie di tele destinate a ricoprire il soffitto. L'artista bitontino vi lavorò da quella data fino al 1673, concludendo con le due allegorie del triforio. Per prima cosa (1661-1662), su iniziativa e a spese di Gaspare de Bracamonte, conte di Peñoranda, Carlo Rosa dipinse le tele del transetto, coadiuvato nell'intaglio e nella doratura delle cornici dai maestri napoletani Michele Morenzio e Cesare Villani e dal materano Catarino Casavecchia. Il Paradiso con il Padre Eterno costituisce il tema del transetto centrale, dove i vari riquadri dell'ottagono raffigurano la Madonna, i Martiri, gli Apostoli e i fondatori di ordini religiosi. Temi nicolaiani (per lo più tratti dallo scrittore barese Antonio Beatillo) sono quelli del transetto sinistro e di quello destro. Al centro del pannello di sinistra vediamo San Nicola che, di passaggio a Bari, profetizza: Qui riposeranno le mie ossa. Le quattro scene intorno rappresentano la leggenda dei due asini, la visita a papa Silvestro, la colonna spinta nel Tevere, la remunerazione dei contadini di Calista, vicino a Rodi. Al centro del transetto destro, papa Urbano II si reca in processione a deporre le reliquie sotto l'altare centrale della cripta. Le quattro scene intorno raffigurano San Nicola che depone la colonna mancante, la consacrazione della Basilica superiore nel 1197, il concilio del 1098, la resurrezione del pellegrino portoghese caduto da un albero. Lo spettacolare risultato spinse i canonici a proseguire i lavori nella navata centrale. L'argenteria donata al Santo durante la peste del 1656 fu quindi venduta e Carlo Rosa tornò al lavoro, coadiuvato questa volta da Alfonso Ferenti per le decorazioni, da Giovanni Frisardi da Lecce per le dorature e da Francesco Scassamacchia per gli intagli. Magnifico il soffitto di questa navata centrale, recentemente restaurato dalla ditta Pouchain. Data la sua importanza per il barocco pugliese, non fu coinvolto nelle accese controversie del 1927/28 riguardanti le parti della chiesa che dovettero essere rimosse perché non in armonia con il primitivo stile romanico. Dettagli.

Interno della Basilica di San Nicola. Luci e forme regalano emozioni e grandiosità.

Particolare che rileva l'effetto dell'illuminazione sull'architettura romanica.

Adesso scendiamo nella cripta e godiamo della sua originalità di intreccio di stili e culture.

Tomba dell'Abate Elia.Il 23 maggio 1105 l'abate Elia chiuse gli occhi nel Signore. I baresi piansero a lungo colui che aveva accolto le reliquie di san Nicola, che aveva edificato la Basilica e li aveva guidati come arcivescovo dal 1089 al 1105. La bella epigrafe lo paragona a Salomone per la sapienza e a Elia per lo spirito profetico. Senza dubbio era stato l'uomo più autorevole a Bari negli ultimi trent'anni dell'XI secolo. Ciò divenne ancora più evidente quando, negli anni successivi alla sua morte, le fazioni baresi si scontrarono in una fitta serie di fatti di sangue.

Tomba dell'Abate Elia.Sotto l'epigrafe del 1105 si può osservare una lastra scolpita secondo una serie di quattro archi, in ognuno dei quali è raffigurato un filosofo togato, opera forse del IV secolo d.C.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo.


Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta, Tomba del Santo con le reliquie. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cappella Orientale nella Cripta. Concretizza visivamente il discorso della vocazione ecumenica di Bari e di San Nicola. Sulla scia del Concilio Vaticano II e dei migliorati rapporti tra cattolici e ortodossi, la Santa Sede ha ritenuto opportuno accogliere il desiderio dei Padri Domenicani e dell'Arcivescovo di Bari, Enrico Nicodemo, di ospitare nella Basilica una cappella orientale dove anche gli ortodossi potessero celebrare la loro liturgia. Il cardinale Paolo Giobbe, che insieme all'allora Archimandrita Gennadios Zervos ha benedetto la cappella, ha affermato: È la prima volta che viene eretta una cappella in una chiesa latina per la celebrazione della liturgia orientale. Questo risultato è uno dei tanti frutti del Concilio Ecumenico. Due anni dopo, l'Arcivescovo Nicodemo e i Padri Domenicani fondarono anche un Istituto di Teologia Ecumenica dove professori e studenti, sia cattolici che ortodossi, potessero insegnare e studiare in uno spirito di fraterna amicizia. L'iconostasi è stata realizzata per questa occasione dall'artista croato Zlatko Latković, autore anche dell'iconostasi della Cappella Orientale di Berlino. Ciò che attrae la curiosità dei visitatori è l'INBI, al posto di INRI (Jesus Nazarenus Rex Iudeorum). La spiegazione è semplice: in greco Rex è Basileus.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Cripta. Immagine che evoca il messaggio religioso più profondo. In uno stile misto fra bizantino, romanico e barocco.

Salendo dalla Cripta. Bianco e nero per esaltare le forme e lo spirito del Romanico.

Salendo dalla Cripta. Colori che esaltano le forme e lo spirito del Romanico.

Usciamo dalla Basilica di San Nicola e scopriamo i dintorni verso Santa Scolastica.

Suggestiva la vista dall'arco della torre tronca sulla sinistra verso il mare.

Largo Papa Urbano II. Vista sul mare e sulla Muraglia al sole invernale.

Largo Urbano II. Veduta della Chiesa di San Gregorio, statua donata da Putin, Arco Angioino. La luce del cielo luminoso fa il resto.

Esterno del transetto sinistro. Si staglia imponente contro il cielo luminoso.

"Cape de Firr". Simbolo indiscusso dell'Acquedotto Pugliese e di un'intera epoca passata, la fontana, dalla tipica forma con tanto di cappello e vasca di raccolta dell'acqua, è presente in tutti i centri della regione. Vere e proprie icone della "conquista sociale" dell'acqua, le fontane hanno iniziato a popolare le vie e le piazze cittadine all'inizio del secolo scorso, portando in Puglia la prima acqua pubblica salubre. La loro storia risale esattamente al 1902, alla legge per la costruzione e l'esercizio dell'Acquedotto Pugliese che stabilisce che "il Consorzio deve costruire a proprie spese in ciascun comune, in numero proporzionato agli abitanti, fontane gratuite per il pubblico, restando il comune libero di regolamentarne l'uso, e di pagare l'acqua". Il regolamento per la costruzione e l'esercizio dell'Acquedotto Pugliese, approvato con Regio Decreto nel 1904, ne disciplina l'installazione, "nella misura di uno ogni 2.500 abitanti nei grandi centri con più di 20.000, uno ogni 1.500 nei comuni con popolazione compresa tra 10.000 e 20.000 abitanti, e infine uno ogni 1.000 abitanti o meno nei centri minori". A Bari una mostra racconta la storia del ‘Cape de firr’, al Museo Civico foto e oggetti tradizionali celebrano il simbolo dell'Acquedotto Pugliese. https://www.baritoday.it/social/la-fontana-racconta-mostra-fontanina- Simbolo-acquedotto-pugliese.html

Scalinata dall'arco Vanese alla Muraglia. Come nel Barocco, dallo stretto si va verso l'immensa apertura. Qui verso il cielo e il mare, verso l'altezza della vista dalla Muraglia. Qui in una più drammatica vista di nuvole sagomate e la vista di un albero in inverno.

Scalinata dall'arco Vanese alla Muraglia. Come nel Barocco, dallo stretto si va verso l'immenso varco. Qui verso il cielo e il mare, verso l'altezza della vista dalla Muraglia. Qui nei colori suggestivi del cielo splendente con la vista di un albero d'inverno.

Via Venezia, detta "La Muraglia", dalla Basilica di San Nicola verso Santa Scolastica. Il cielo luminoso invernale regala emozioni uniche.

Via Venezia, detta "La Muraglia", dalla Basilica di San Nicola verso Santa Scolastica. Il cielo luminoso invernale regala emozioni uniche.

Campanile barocco della Chiesa della SS. Annunziata. Il Campanile visto da Via Venezia (La Muraglia).

Via Venezia, detta "La Muraglia", dalla Basilica di San Nicola verso Santa Scolastica. Il cielo luminoso invernale regala emozioni uniche.

Chiesa di Santa Scolastica. Il barocco barese che si affaccia sulla parte più antica di Bari, Piazza San Pietro.
Si conclude qui il percorso, sperando di aver trasmesso le emozioni che si vivono.
Tornerò a breve su questa parte della città vecchia che si affaccia al mare.