giovedì 31 ottobre 2024

Luci e vetrine "A zonzo per la tua città."

 


Un città ha le sue anime, possono anche cambiare nel corso della storia nei "particolari" esterni ed in qualche espansione di campo, ma il carattere rimane per sempre.

Bari la levantina, da sempre caratterizzata dallo spirito di scambio, commercio, accoglienza.

Ovviamente Bari dei colori a seconda del succedersi delle ore.

Non seguo uno schema di successione temporale, né topografica, ma di emozioni.

Gaber prima de "Il Signor G" nel 1969 tesse una storia che racconta bene anche un'ansia di progresso, di sviluppo. Prima di raccontare anche tutte le contraddizioni ed il malessere che viene dall'ansia di sviluppo, progresso e benessere forzato.

La storia di Gaber, sopra accennata, si chiama "Com'è bella la città". Dal testo.

"Com'è bella la città

Com'è grande la cittàCom'è viva la cittàCom'è allegra la città
Piena di strade e di negoziE di vetrine piene di luceCon tanta gente che lavoraCon tanta gente che produce.
Con le réclames sempre più grandiCoi magazzini le scale mobiliCoi grattacieli sempre più altiE tante macchine sempre di piùSempre di più, sempre di più, sempre di più!"

Si può iniziare raccontando il tramonto.

Inizia tenue con la luce che rimane quasi esclusivamente sopra i tetti.


Poi diventa deciso stagliando un blu inteso nel cielo ed ogni dominante quasi aurea nelle strade.


Poi i toni diventano netti, scuri o chiari per l'illuminazione.


È tempo di passare alle vetrine all'anima di Bari, forse più di tante città.
Ho posto Palazzo Mincuzzi come copertina di questo racconto, perché racconta molto dello spirito della città, non troppo distante anche dalla monumentalità del Teatro Petruzzelli che, volgendo lo sguardo a sinistra rispetto a questa foto, fa da sfondo e traguardo. Sempre edificato per volontà di comericanti baresi e sempre in stile Liberty.

Storia

Il palazzo venne eretto tra il 1926 e il 1928 secondo il progetto dell'architetto Aldo Forcignanò e dell'ingegnere Gaetano Palmiotto su commissione della famiglia Mincuzzi, proprietaria degli omonimi grandi magazzini, per dare una nuova sede al commercio di famiglia. I lavori vennero realizzati dall’impresa costruttrice di Giuseppe Garibaldi e fratelli. Il palazzo venne fastosamente inaugurato il 28 ottobre del 1928 con la partecipazione delle principali autorità cittadine e di buona parte della cittadinanza. Il palazzo è divenuto in breve tempo l'icona della Bari commerciale.

Descrizione

Il Palazzo Mincuzzi è un tipico esempio di architettura commerciale di inizio XX secolo. La facciata è un coacervo di colonne, lesene bugnate, capitelli ionici e mascheroni tra i quali si sviluppano le molte finestre. Il fronte d'angolo culmina con un tamburo al quale si sovrappone un timpano triangolare, a sua volta sormontato da una cupola costolonata presentante oculi circolari culminante con un lanternino ed una sfera in ghisa dorata.

Gli interni, ricchi di decorazioni liberty, sono dominati da uno scalone monumentale che permette l'accesso ai piani superiori.
Ecco la foto nel suggestivo passaggio dal tramonto alla sera.
Palazzo Mincuzzi al tramonto.

Anche spoglie, le vetrine hanno fascino.
Vetrina destra all'ingresso del Palazzo Mincuzzi con venature di marmo, specchi ed ebano..

Riaccendiamo le luci sul confronto molto barese 
fra funzionalismo e liberty. Tutto il centro, e non solo, è pervaso dalla vicinanza spaziale fra i due stili. Ci ritornerò.
Vetrine sotto l'imponenza del palazzo funzionalista in Piazza San Ferdinando.

Quasi si intravede nella foto precedente il palazzo liberty ex Rinascente a 50 metri circa, costruiscono una unica visione.

Vetrine sotto il palazzo ex Rinascente, attualmente H&M.

Circa soli trecento metri per cambiare atmosfera, andare al lusso moderno nell'architettura anni '60 del '900.
Quanto segue è segno di una trasformazione profonda della città, ove c'erano le vetrine della libreria della casa editrice Laterza ora c'è l'emblema del lusso italiano.
Fortunatamente il selciato dinanzi ricorda la presenza della casa editrice, di cui rimane una libreria di dimensioni minori contigua su via Dante.

Vetrine del lusso ove, solo qualche anno fa, c'era il tempio della cultura della Libreria Laterza della casa editrice. 

Però non esiste solo il centro murattiano a dare carattere alla città ai nostri giorni.
Esistono villaggi detti centri commerciali, anche se a sera diventano un po' inquietanti e privi di vita.
Le luci sono le uniche testimonianza di presenza umana.

Il centro commerciale di Santa Caterina che si estende per una dimensione significativa rispetto a quartieri densamente popolosi.

Concludiamo con una certa allegria e rilassatezza.
Vetrine che si sono preparate da tempo alla data odierna e che sono un punto di riferimento per questa data 31 Ottobe.
Una vetrina della catena barese Macedonia, autentica calamita per giovanissimi in via Prospero Petroni.

Poi ci si può rilassare immersi nelle luci e nel comfort di una pasticceria che cerca di espandersi molto oltre la città.
Vedendo l'immagine sembra proprio allegra l'atmosfera cladamente illuminata.
Pasticceria in stile.







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sabato 26 ottobre 2024

Praga, le immagini delle emozioni. Quarta parte: Praga le emozioni della città vecchia.

 



Altre emozioni dalla città vecchia.

Difficile descrivere con le parole le emozioni che riserva la città, basta aver la voglia di guardare dentro ed alzare lo sguardo per cogliere la bellezza.
Piazza del Municipio.

Colonna Mariana in Piazza del Municipio

Art Nouveau a Praga. Casa Štorch, con la pittura di San Venceslao da Mikoláš Aleš


Arrivando alla Piazza del Municio con vista della Torre.

Chiesa di Santa Maria di Tyn dalla Piazza

Chiesa di Santa Maria di Tyn dalla Piazza
E non poteva mancare.

Orologio Astronomico in Piazza del Municipio

Orologio Astronomico in Piazza del Municipio

Orologio Astronomico in Piazza del Municipio.
La solitudine per l'esser di lato, malgrado la più facile lettura.


La Chiesa di San Giacomo.


Da lontano, la sua facciata austera, le semplici finestre e la torre sparuta sembrano simboleggiare la caducità del nostro mondo e la vanità delle preoccupazioni umane. Tuttavia, entrando nella chiesa, al visitatore si apre un mondo completamente diverso e inaspettato – uno spazio sorprendentemente alto, inondato da colori e da luce soffusa, che rievoca l’atmosfera mistica delle chiese dell’Italia meridionale.

Legata all’ordine dei francescani, la chiesa minore di San Giacomo fu fondata alla fine del XIII secolo. Prima di tutto fu costruito il presbiterio che, con i suoi 30 metri di altezza, fa parte delle costruzioni più audaci del primo gotico a Praga. Nel corso del XIV secolo, una chiesa dalla triplice navata fu annessa al presbiterio. Durante le guerre hussite, la chiesa sfuggì alla distruzione e conservò, fino allla fine del XVII secolo, il suo originario aspetto gotico. Tutto cambiò però nel 1689, quando scoppiò a Praga il cosiddetto „incendio francese“, intenzionalmente provocato da agenti che lavoravano su ordine di Luigi XIV; esso danneggiò soprattutto la chiesa di San Giacomo. Durante l’incendio precipitarono il frontone principale e le volte, e il ricco mobilio della chiesa venne distrutto. Il restauro incominciò immediatamente dopo l’incendio e la nuova chiesa venne consacrata già nel 1702. L’aspetto attuale della chiesa deriva proprio da quel periodo, anche se l’altezza e la lunghezza senza precedenti dell’odierna basilica di San Giacomo evocano ancora l’edificio gotico originario.

La nuova chiesa deve la sua importanza soprattutto alla qualità dei suoi elementi ornamentali. Sopra i portali della chiesa vennero collocati degli splendidi bassorilievi– in un vortice di nuvole e di ali angeliche si librano dei santi, il cui sguardo vi attira naturalmente all’interno della chiesa. Qui troverete una serie di magnifici altari, anche se l’elemento più famoso è indubbiamente la lapide di Vratislav z Mitrovic, ornata dalle splendide statue di Ferdinand Maxmilián Brokoff.

Vale la pena di soffermarsi di fronte alla Pietà lignea.


Pietà lignea in San Giacomo

Particolare altare maggiore in San Giacomo

Cristo seduto in San Giacomo

Interno San Giacomo

Interno San Giacomo

Organo del 1705, composto da 4 manuali, 91 registri e 8277 canne,  in San Giacomo

Tomba del Conte Jan Vratislav di Mitrovice in San Giacomo
Altare Maggiore in San Giacomo

Basta un attimo a Praga per confondersi fra le epoche, gli stili.

Dal Funzionalismo

Palazzo della Banca Centrale Ceca in stile funzionalista.

All'Art Nouveau

Casa dell'Aquila Ceca. Art Nouveau in Parizska Ulice.

Ricordando, con allegria, gli omnibus a cavallo del '900

Per arrivare al Romanico.

Rotunda Nalezení sv. Kříže, Romanico XI Secolo

domenica 20 ottobre 2024

Praga, le immagini delle emozioni. Terza parte: Praga la Shoah ed il quartiere ebraico.

 


Memoria della Shoah, storia e bellezza del quartiere ebraico.


Ha patito duramente la popolazione ebraica, durante l'occupazione nazista. Malgrado la grandezza di quella storia a Praga.

Pinkas Synagogue

The Pinkas Synagogue is the second oldest preserved synagogue in Prgue.

Built in the late Gothic style in 1535, it was founded by Aaron Meshulam Horowitz, a prominent member of the Prague Jewish Community, and probably named after his grandson, Rabbi Pinkas Horowitz. It was originally a place of prayer for the Horowitz family and was located near a ritual bath (mikveh). It was restored to its original form in 1950-54. 


Memorial to the Victims of the Shoah from the Czech Lands

In 1955-60 the Pinkas Synagogue was turned into a memorial to the nearly 80,000 Jewish victims of the Shoah from the Czech lands. One of the earliest memorials of its kind in Europe, it is the work of two painters, Václav Boštík and Jiří John. After the Soviet invasion of 1968, the memorial was closed to the public for more than 20 years. It was fully reconstructed and reopened to the public in 1995 after the fall of the Communist regime.


"Benvenuto" al Memoriale della Shoah.

Interno della Sinagoga

Memoriale della Shoah con l'indicazione dei campi di sterminio.

Finestra sul cimitero ebraico, sotto uno degli elenchi delle vittime praghesi della Shoah.

Particolare del Memoriale

Gli elenchi delle vittime praghesi della Shoah sono interminabili, sono cica 80.000 nomi, ricoprono pareti e pareti a monito della Banalità del Male.

Particolare del Memoriale, uno sguardo verso il fuori.

Il gotico nelle ristrutturazioni della Sinagoga.

Il gotico nelle ristrutturazioni della Sinagoga.

Il gotico nelle ristrutturazioni della Sinagoga.

Veniamo ora all'evidenza della peggiore brutalità.

Nel Memoriale ci sono gli ambienti che mostrano, a monito contro l'oblio, delle testimonianze dei bambini deportati e spesso martoriati ed uccisi dalla furia nazista.

In queste valigie sono stati ritrovati gli effetti personali e le testimonianze innocenti dei bambini ebrei straziati. Ce ne sono diverse nel Memoriale, recuperate sono state una fonte importante della documentazione di ciò che è avvenuto. Le valige riportano nomi, indirizzi delle famiglie.

Disegni realizzati dai bambini durante la triste permanenza nei campi di sterminio, sono testimonianza viva di ciò che avvenne.

Disegni realizzati dai bambini durante la triste permanenza nei campi di sterminio, sono testimonianza viva di ciò che avvenne. In questo disegno la raffigurazione di Caino e Abele, mostra tutta la coscienza dei bambini nel subire la Shoah.

Disegni realizzati dai bambini durante la triste permanenza nei campi di sterminio, sono testimonianza viva di ciò che avvenne. Qui anche degli effetti personali-

Disegni realizzati dai bambini durante la triste permanenza nei campi di sterminio, sono testimonianza viva di ciò che avvenne.

Disegni realizzati dai bambini durante la triste permanenza nei campi di sterminio, sono testimonianza viva di ciò che avvenne. Chi ha mentito  non può essere creduto.

Cimitero ebraico.

È stato per oltre 300 anni, a partire dal XV secolo, l'unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti. Le dimensioni attuali sono all'incirca quelle medievali e nel tempo si è sopperito alla mancanza di spazio sovrapponendo le tombe, perché il cimitero non poteva espandersi fuori dal perimetro esistente, per l'editto napoleonico.

 Durante l'occupazione tedesca, il cimitero fu risparmiato: infatti le autorità tedesche decisero che sarebbe rimasto a testimonianza di un popolo estinto.

In alcuni punti si sono sovrapposti fino a 9 strati di diverse sepolture; le lapidi venivano staccate dal suolo, veniva ammonticchiata della terra per una nuova sepoltura, veniva rimessa la vecchia lapide e in più quella nuova a fianco. Non di tutti rimane una lapide.

La densità di lapidi, tardogotiche, rinascimentali, barocche, l'una quasi contro l'altra, il silenzio del luogo e la scarsa illuminazione (le lapidi sono quasi tutte all'ombra, oscurati dalle fronde degli alti sambuchi che crescono nel cimitero) creano un effetto unico con un'aura spettrale.

Le tombe consistono esclusivamente di una lapide di arenaria o di marmo (quelle più importanti) piantata nella terra. Nessun ritratto, perché la religione ebraica lo vieta. Solo disegni simbolici per indicare la professione o le qualità del defunto: forbici per sarti, pinzette per i medici, mani che benedicono per i sacerdoti e poi tanti animali per chi si chiamava Volpi, Orsi e così via.

Oggi si contano circa 12.000 lapidi, ma si ritiene che vi siano sepolti oltre 100.000 ebrei, la più antica è quella di Avigdor Kara del 1439, l'ultima è quella di Moses Beck del 1787.

La tomba più visitata è quella di Rabbi Löw, dove i visitatori si fermano a pregare e lasciano sulla lapide i tradizionali sassi, oltre a monete e biglietti che esprimono i loro desideri.

Nel muro del cimitero sono inseriti frammenti di lapidi gotiche provenienti da un cimitero ancora più antico, scoperto nella Città Nuova, in via Vladislavova, nel 1866.

A questo cimitero è dedicato un capitolo del libro di Giuseppe Marcenaro Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie e ad esso è altresì intitolato un romanzo di Umberto Eco.



Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.



Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco, sullo sfondo la sala delle cerimonie.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco, sullo sfondo la sala delle cerimonie vista dall'interno del cimitero.

Lapidi nel cimitero con la luce "guidata" dagli alberi di sambuco.

La sale delle cerimonie vista dall'esterno. Si mostra con una presenza potente.

Sinagoga spagnola Moresca.

La Sinagoga Spagnola è l’ultima in ordine cronologico ad essere stata edificata nella zona del vecchio ghetto di Praga. Sul sito dell’attuale sinagoga c’era probabilmente la sinagoga più antica di Praga, conosciuta come la Vecchia Scuola.

Poiché nella seconda metà dell’Ottocento la sua capienza non era più sufficiente alle esigenze della comunità ebraica riformata che all’epoca la utilizzava, fu demolita nel 1867 e sostituita un anno dopo dalla Sinagoga Spagnola, il cui nome deriva dallo stile moresco in cui è stato costruita.

Nonostante l’ipotesi diffusa, la sinagoga spagnola (né qualsiasi altra sinagoga nelle terre ceche) non è mai stata una sinagoga per una comunità sefardita (non è mai esistita sul territorio della Repubblica ceca) né i servizi hanno avuto luogo qui secondo il rito sefardita 

Attualmente, la sinagoga ospita una mostra del Museo Ebraico di Praga, che presenta la storia degli ebrei in Boemia e Moravia dall’inizio dell’emancipazione ebraica nelle terre ceche fino al XX secolo. Spesso la sera è possibile entrare per ascoltare concerti.

Quello che può colpire è l'assonanza delle luci, le decorazioni, i colori con le architetture, il folklore, i riti presenti nel Sud dell'Italia.

A dimostrazione che ci sono tratti di culture indipendenti da fedi e credenze, che si esplicano in maniera simile malgrado le supponibili differenze.

Un riconoscimento ed un invito a superare gli steccati artificiosi creati a difesa di piccoli campanilismi.

Particolari degli interni della Sinagoga moresca, con le luci che ricordano le culture presenti anche nel Sud Italia nei luoghi religiosi..

Particolari degli interni della Sinagoga moresca, con le luci che ricordano le culture presenti anche nel Sud Italia nei luoghi religiosi. Sembrano risuonare anche le voci dei muezzin.



Sinagoga moresca, con le luci che ricordano le culture presenti anche nel Sud Italia nei luoghi religiosi..

Particolari degli interni della Sinagoga moresca, con le luci che ricordano le culture presenti anche nel Sud Italia nei luoghi religiosi..

Geometrie sulla fede. 

Sinagoga spagnola-moresca di Praga. Il cielo incombe come un occhio con la geometria creata da un uomo.



Sinagoga Vecchia-Nuova

Costruita verso la fine del XIII secolo dalle maestranze dell'officina imperiale che lavoravano nel vicino monastero di Sant'Agnese, la sinagoga è una prova dell'importanza che già allora rivestiva la locale comunità ebraica. In origine venne chiamata "Sinagoga Nuova", o "Sinagoga Grande": quando, a partire dal XVI secolo, vennero costruiti nuovi luoghi di culto ebraici, si cominciò a designarla come "Vecchia-Nuova" (in yiddish: אלטנוישול, Altneuschul).

Poiché la sinagoga Vecchia-Nuova è sempre stata la principale sinagoga della comunità ebraica praghese, in questo edificio pregarono e predicarono i più importanti rabbini dei tempi: nel XVI secolo Eliezer ben Eliyahu Ashkenazi, Mordechay ben Avraham Yoffe, Yehudah ben Bezalel e il suo allievo principale Yom-Tov Lipmann Heller, autore di un importante commento alla Mishnah; più tardi, l'importante rabbino praghese Yechezkel Landau, e il rabbino Shlomo Yehudah Kohen Rapoport, eminente rappresentante della Haskalah (l'"Illuminismo ebraico")..

L'edificio gotico (tra l'altro uno dei primi testimoni del gotico nella capitale ceca) fu costruito all'incirca nel 1270 e si è conservata fino a noi quasi nel suo stato originale.

La sinagoga Vecchia-Nuova è il più antico esempio conservato di sinagoga medievale a due navate. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare, con alto tetto a due spioventi e un frontone gotico a gradoni. L'edificio è circondato, su tre lati, da bassi vani che fungono da atrio della sinagoga (a sud) e come area riservata alle donne (a nord). Questi spazi sono collegati all'aula principale da strette aperture, che permettevano per esempio alle donne di seguire la liturgia. Il piano della navata centrale è di qualche gradino più basso rispetto al livello del terreno circostante: secondo la tradizione, è un simbolo di umiltà.


Particolari degli interni della Sinagoga Vecchia-Nuova, la camera del tesoro e delle reliquie.

Particolari degli interni della Sinagoga Vecchia-Nuova, lo scranno rimane vuoto per rispetto dei rabbini del passato.

Interni della Sinagoga Vecchia-Nuova, Pulpito per il Chazan 

Interni della Sinagoga Vecchia-Nuova, Bimah

Interni della Sinagoga Vecchia-Nuova, Bimah





L’orologio della Torre del Municipio della città ebraica a Praga, con due quadranti. uno che reca i numeri romani e l’altro invece l’alfabeto ebraico.

Nella lingua ebraica le lettere dell’alfabeto (aleph, beth, ghimel, dalet ovvero gli equivalenti delle nostre A, B, G ecc.) fungevano anche da numeri.

La particolarità di questo orologio è che funziona al contrario, l’ebraico infatti si legge da destra verso sinistra e quindi anche le lancette funzionato al contrario ovvero in senso antiorario.


Torre del Municipio della Città Ebraica.

Però Praga dimostra tutta la sua grandezza culturale mitteleuropea, così troviamo accostate persone che altrove non è possibile trovare vicine, persone appartenenti ad etnie che che sembrano irriducibilmente inconciliabili.


Segni della Storia.