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mercoledì 5 febbraio 2025

Terre di confine fra i quartieri, Picone e Carrassi, a Bari

 Le terre di confine sono spesso sfumate nelle differenze, sopratutto quando lo sviluppo urbanistico è stato dettato da necessità contingenti, senza cura per gli aspetti fondamentali del buon vivere.

Una espansione urbanistica non molto felice quella che segna il territorio urbano fra viale Orazio Flacco nel quartiere Picone e via Giulio Petroni confine del quartiere Carrassi.

Però la socialità ha trasformato un luogo non pensato  per essere un ambiente ben vivibile in un territorio pulsante ed interessante.

Tutto nasce dalle necessità militari dall'armistizio in poi.

Rileggendo la storia delle "pietre" si scopre che molto del territorio fu occupato per dar case ai militari, mentre il nucleo di nascita di Via Giulio Petroni e di Carrassi è la ex Caserma Rossani costruita nel 1908. A ridosso della Ferrovia e della stazione edificata nel 1904 aveva la ragione nelle necessità logistiche evidenti.

Il territorio ha caratteristiche idrogeologiche trascurate nella storia. Ricordiamo che il quartiere Picone prende il nome dal letto dell'omonimo torrente, agli albori del XX secolo furono costruite abitazioni nel letto del torrente e fu realizzata la ferrovia come ulteriore ostacolo al defluire delle acque.

Le conseguenze furono le alluvioni del 1905 e 1915, prima di quella ancor più disastrosa del 1926.

Il territorio rimase così paludoso, ma c'era la necessità di espandere l'area urbana al di là della ferrovia, infatti la strada che segna i quartieri Picone, Cassassi, San Pasquale è denominata Extramurale Capruzzi.

Quindi nel 1943 si dà l'avvio alla costruzione degli alloggi per militari nel territorio delimitato da via Giulio Petroni, via Gen. Luigi Ricchioni, Via Manfredi Azzarita, partendo dalle baracche innalzate dagli Alleati per ospitare le truppe.

La foto di copertina è di questa area, trasformata poi in edilizia abitativa agevolata.

Come testimoniano le immagini si tratta di uno sviluppo urbanistico di necessità e non di attenzione alla vivibilità.











Il proseguo del quartiere mostra ancora i segni di uno sviluppo non ragionato, fra Via Petrera e Via Giulio Petroni.









Però le immagini non rendono giustizia della vivibilità reale quartiere.

I protagonisti della rivincita sono i cittadini che vi abitano, che hanno costruito un mondo fatto di attività e commercio.
Le strade brulicano di vita, di incontri, di appartenenza, con mille colori e tanta vivacità.
In questo questo territorio ha realizzato ciò che al quartiere Libertà è in grave crisi, scippando proprio al quartiere Libertà lo scettro di commercio per tutti, di attività artigianali vive.


















A questo punto occorre considerare anche un altro aspetto fondamentale della rivincita di questo territorio, stavolta dal punto di vista visivo: la presenza di una viva street art nel quartiere.
I giovani, o almeno quelli che lo sono stati all'epoca delle realizzazioni, hanno pacificamente invaso i luoghi, creando motivi di interesse e di vivibilità con il linguaggio dell'arte di strada, anche dei graffiti.
Si sono ritrovati due poli che hanno aggregato spontaneamente gli attori di questo, il Liceo Artistico "De Nittis - Pascali" e lo spazio autogestito nella Caserma Rossani (ex Caserma Liberata).
La volontà di espressione ha migliorato tutto l'ambiente urbano, non esistono luoghi grigi ma luoghi che vengono lasciati grigi.


















Tutto questo sia di monito contro scelte perbeniste, un filo autoritarie, che nel passato ha visto la cancellazione di spazi creativi autogestiti.
Invece possono essere un modello anche per la riqualificazione di ciò che in degrado, restituendo la città a chi può dare una nuova visione di sviluppo.
Ad iniziare dal quartiere Libertà, ora periferia nel centro città.